La Pietra di Vicenza

Una pietra che viene dal mare, da qualcosa di vivo e antichissimo

 

La Pietra di Vicenza proviene da rocce calcaree la cui formazione è dovuta sia al collasso della barriera corallina presente all’incirca 30 milioni di anni fa in luogo degli attuali Colli Berici sia al deposito nel fondo del caldo mare tropicale, allora presente in quest’area, dei gusci e residui di conchiglie, crostacei, alghe e altri organismi marini. Tutta questa sostanza biologica viva è rimasta imprigionata sotto la terra e contribuisce oggi a conferire alla Pietra di Vicenza quell’aspetto caldo che la contraddistingue, insieme alla porosità della grana, all’ottima lavorabilità e alla morbida coloritura delle sue tre sfumature: gialla e grigia, geologicamente più antiche e posizionate ad altitudini più basse e bianca, più recente, posizionata ad altitudini più elevate. Non vi sono potenzialmente limiti al suo utilizzo creativo, che spazia dalla scultura al design, attraversando tutti i campi dell’architettura.


Le cave dei colli berici

Le cave dei Colli Berici

 

L’attività estrattiva nei Colli Berici risale ad epoca pre-romana e continua ancora oggi. La Pietra di Vicenza è diventata popolare fin dal XVI secolo, in particolar modo a partire da Andrea Palladio (1508-1580), che l’ha ampiamente utilizzata per le sue monumentali creazioni oltre ad averla dettagliatamente descritta nel noto trattato “I Quattro Libri dell’Architettura.
Negli anni l’attività estrattiva si è notevolmente evoluta. Se un tempo si cavava a mano piantando picchetti e martellandovi sopra, oggi le moderne tecniche e tecnologie del taglio a macchina permettono soluzioni completamente diverse, migliori in termini di qualità, sicurezza, efficienza e tempo. Le cave Morseletto sono ad impatto zero, in quanto si sviluppano esclusivamente in galleria, lasciando intatto il meraviglioso paesaggio dei colli vicentini. Nell’estrarre la pietra vengono lasciati grandi pilastri di sostegno (di 8×8 mt di base) cosicché al termine dell’attività estrattiva, con la chiusura dell’ingresso, in queste immense “cattedrali” sotterranee viene garantita la massima sicurezza geologica e ambientale.

È pratica usuale per il Laboratorio Morseletto, come si faceva un tempo, portare gli architetti direttamente nella cava, affinché possano “toccare con mano” il materiale e selezionarlo tenendo conto delle sfumature che contraddistinguono ogni singolo blocco.